I solfiti, volente o nolente, sono presenti in tutti i vini. Infatti, il termine “solfito” indica un composto di ossigeno e zolfo, che può trovarsi in vari cibi e in varie forme tra cui anidride solforosa, bisolfito di potassio e bisolfito di sodio.
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Cosa sono i solfiti nel vino e a cosa servono?
Nel caso specifico del vino, queste sostanze vengono prodotte in modo naturale dalla fermentazione alcolica. Oltre a svolgere un’azione antiossidante, i solfiti sono degli antibiotici che inibiscono la crescita di batteri, svolgendo così una funzione antisettica.
Per questo motivo, quando un’etichetta ha la dicitura “senza solfiti”, si intende senza solfiti aggiunti, poiché ogni vino contiene naturalmente queste sostanze.
Secondo la normativa europea Reg. CE No 606/2009, il tetto massimo dei solfiti presenti per litro ammonta a 150 mg per i rossi e a 200 mg per i bianchi. Questi ultimi hanno un massimo consentito più alto perché esposti a un rapido deterioramento, mentre i vini rossi contengono polifenoli, che favoriscono la conservazione.
I solfiti nel vino fanno male?
L’anidride solforosa, indicata con la sigla E220, come tutti gli additivi, se assunta in quantità eccessive può provocare diversi disturbi alla nostra salute. Tra gli effetti collaterali più comuni troviamo il rallentamento dell’assorbimento di vitamine (soprattutto del gruppo B) e reazioni allergiche. Queste ultime, in particolare, si manifestano in casi di ipersensibilità, quando anche una minima dose può provocare asma, gonfiore e difficoltà respiratorie.
Bisogna specificare però che la dose di solfiti che nuoce realmente alla salute dell’uomo è pari a 1500 mg/kg di peso corporeo e solo con una dose pari a 3500 mg/kg di peso corporeo si parla di avvelenamento da anidride solforosa. Una cifra decisamente elevata, per cui bevendo un bicchiere o due di vino non si corre alcun rischio.
Esistono vini senza solfiti aggiunti?
La risposta è piuttosto ambigua, in quanto tutti i vini contengono una quantità di solfiti, prodotti come abbiamo visto dalla fermentazione. Possiamo però affermare che esistono vini senza solfiti aggiunti.
Negli ultimi anni i produttori vinicoli si sono impegnati sempre di più a limitare l’uso di anidride solforosa nei loro prodotti, usando metodi di coltura e produzione alternativi.
I vini biologici, per esempio, sono dei prodotti derivanti da un metodo di coltivazione senza uso di antiparassitari o concimi chimici. In questo tipo di colture vengono impiegati concimi organici, mentre le viti sono protette da antiparassitari naturali, quali rame, zolfo o estratti di piante.
Ciò però non significa che il vino sia totalmente privo di solfiti, almeno non quelli prodotti naturalmente. Solo i vini che nella loro composizione contengono meno di 10 milligrammi di solfiti per vino, possono considerarsi senza solfiti e omettere la dicitura nell’etichetta.